Negli anni sessanta, il karate fece il suo ingresso in Italia grazie ai primi appassionati che lo avevano imparato durante i loro viaggi, alcuni direttamente in Oriente e altri a Parigi, considerata ancora oggi la culla del karate in Europa.
Nel 1965, la Japan Karate Association (JKA) inviò in Europa quattro grandi maestri: Taiji Kase, Keinosuke Enoeda, Hirokazu Kanazawa ed Hiroshi Shirai. Kase si stabilì in Francia, Enoeda in Inghilterra e Shirai in Italia.
A Parigi esisteva già un'organizzazione di karate e la scuola di Henry Plee, che invitò molti maestri giapponesi ad insegnare in Francia. Tetsuji Murakami, a differenza degli altri, visitava regolarmente l'Italia due volte l'anno dal 1962 per diffondere lo Shotokai.
Nel 1963 fondò la Murakami Kai (Associazione Internazionale) in Italia, insieme a Francesco Romani di Viareggio, Alfredo Gufoni di Livorno, Vero Freschi, Giulio Cappai, Antonio Maltoni di Forlì, Antonio Frignani di Verona e Luciano Padoan di Venezia.
I primi corsi di karate in Italia furono tenuti nel 1965 nella palestra Judo Kodokan di Firenze, diretta dal maestro Vladimiro Malatesti. Tra i suoi primi allievi diretti si ricordano Piccini, Bettoni, Brogi, Campolmi, Romani, Piazzesi e Notari.
In quel periodo, le cinture erano bianche, marroni e nere.
Malatesti consolidò presto i suoi contatti con i maestri Plee e Murakami e il gruppo crebbe rapidamente, contando una decina di palestre in pochi anni. Il gruppo fiorentino della Murakami Kai organizzò la Federazione Italiana Karate (FIK), con Vladimiro Malatesti come Presidente e Direttore Tecnico.
La FIK era piccola ma ben organizzata e contava solo su dieci palestre affiliate in Toscana, ma era considerata una guida per il karate nelle altre regioni d'Italia.
In altre città, iniziarono a formarsi altri gruppi di karate.
Augusto Basile, praticante di judo dal 1954 al 1958, iniziò a praticare karate nel 1958 con il maestro Malatesti a Firenze.
Dopo aver ottenuto i contatti dal Maestro Gaddi, numero uno del judo italiano, con il maestro Hiroo Mochizuki, Basile creò la federazione Kiai (Accademia Italiana Internazionale di Karate) con sede a Roma e Silvano Addamiani come Presidente.
In Italia erano presenti tre organizzazioni separate: il KIAI, la FIK a Firenze e l'AIK a Milano. Nel 1965, dopo lunghe trattative, il KIAI si sciolse e si unì alla FIK con l'obiettivo di formare un'unica organizzazione.
La FIK, nel frattempo, era passata sotto la guida dell'avvocato Augusto Ceracchini, un valido manager sportivo e ex atleta di judo. Ceracchini fu nominato vice presidente per il settore judo al Congresso Nazionale della FIAP nel 1969 e mantenne questa carica fino alla sua morte prematura nel 1977.
La nuova FIK, con sede a Roma, si rafforzò con i praticanti provenienti dall'AIK e nominò al consiglio nazionale persone di valore come Rodolfo Ottaggio e Giulio Bellioni.
Augusto Basile fu nominato direttore tecnico e il maestro Toyama allenatore federale, ma il braccio destro del presidente era Antonio Coladonati.
Ceracchini aumentò il numero di società e affiliati della FIK, spostando il centro politico-organizzativo sportivo a Roma e cercando di associare il karate a una federazione del CONI.
A Milano, con il maestro Shirai, si concentrava l'area tecnica italiana.
Roberto Fassi, pioniere del karate lombardo, insegnava a Milano, mentre Parisi ed Ottaggio iniziarono ad insegnare a Genova e Shoji Sugiyama e Masaru Miura a Torino.
La FIK aveva una maggiore influenza politica rispetto all'AIK e fu attiva fino a quando nel 1970 gli allievi di Shirai fondarono la Fesika, una grande federazione con un centinaio di palestre e un migliaio di affiliati.
Il presidente della Fesika era Giacomo Zoia, un abile banchiere che mise a disposizione il piano terra di un suo immobile a Milano come sede della federazione.
La Fesika aveva denaro, organizzazione, mezzi e uomini, tra cui spiccava Franco Franchi, un politico che sapeva utilizzare i media per far parlare del karate.
La FESIKA era un'organizzazione dinamica e vivace, simile a un'azienda privata, che si opponeva alla burocratica FIK protetta dal CONI. Negli anni settanta, l'interesse per il karate era in crescita, con un aumento significativo dei praticanti in Italia.
Zoja e Shirai riuscirono a dare alla FESIKA una dimensione internazionale, creando la EAKF in Europa.
Tuttavia, la concorrenza della IAKF portò a battaglie per il riconoscimento olimpico.
Nel 1974, alcuni karateka delusi dalla FIK fondarono la FIAM, ma presto emersero contrasti interni che portarono alla creazione della CIAM nel 1976.
La FIK riuscì a recuperare terreno, mentre la giovane FIAM era in crisi per la mancanza di un riconoscimento internazionale. Alla fine, schiacciata dalla supremazia dei due blocchi, la FIAM non ebbe alternative.
Il 14 settembre 1974, a Los Angeles, venne presentata al mondo intero una nuova tendenza nell'interpretazione del karate, chiamata "karate full contact".
Nel novembre del 1976, al Palalido di Milano, la FIK organizzò una gara e invitò il Presidente Giacomo Zoja.
Clara Moccia, Presidente Regionale FIK della Lombardia, organizzò un cordiale incontro di benvenuto per il Presidente Zoja, durante il quale si intrattenne con il Presidente Ceracchini e i suoi collaboratori più stretti.
Questo incontro informale potrebbe essere stato un preludio all'avvicinamento tra le due federazioni.
Tuttavia, ci fu un colpo di scena che scosse il karate: il presidente della FESIKA, Giacomo Zoja, si dimise avvicinandosi all'Assemblea per il rinnovo delle cariche federali, consapevole di poter subire una sconfitta elettorale.
Il 25 aprile 1976, Elia Fugazza fu eletto nuovo Presidente e Franco Franchi Segretario Generale della FESIKA.
La nuova FESIKA era guidata da Shirai e dai suoi stretti collaboratori, tra cui Carlo Fugazza, Beppe Perlati, Bruno De Michelis, Rosario Capuana e altri.
Qualche anno dopo, Zoja tornò alla ribalta autoproclamandosi P.R. della FESIKA e avviando i contatti con la FIK di Ceracchini per una fusione.
Nel 1979, il CONI diede l'incarico al Presidente della FILPJ, Carlo Zanelli, di accelerare gli accordi di aggregazione con l'obiettivo di creare un'unica federazione, promettendo il riconoscimento di Federazione ufficiale autonoma del karate al CONI, promessa che non fu mantenuta.
Nel 1976, il karate in Italia era rappresentato, oltre che dalle due maggiori federazioni (FIK e FESIKA), dalla CIAM di Coladonati e dalla SKI di Masaro Miura, senza contare gli Enti di promozione sportiva che stavano iniziando ad organizzarsi.
Nel 1977, a Barcellona, il GAISF riunì i vertici delle maggiori organizzazioni di karate nel mondo, tra cui WUKO con Delcourt-Ceracchini e Zoia, e la IAKF con Nishiyama, Wendland, Elia Fugazza e altri.
La IAKF asserì di avere le iscrizioni di 28 paesi nel mondo e sostenne che il riconoscimento ufficiale doveva essere attribuito a loro. Tuttavia, il dott. Giacomo Zoja smentì tutto e tutti davanti alla commissione del GAISF, dichiarando che diversi documenti non erano firmati da lui, che le iscrizioni dei paesi non erano veritiere e che i bilanci non erano corretti.
Questo causò una vera catastrofe e, entro mezz'ora, la WUKO fu riconosciuta all'unanimità come unico organismo mondiale del karate. La vendetta di Zoja per il 25 aprile era stata compiuta.
Purtroppo, il 21 febbraio 1978, fu annunciata la scomparsa dell'avvocato Augusto Ceracchini.
Il Presidente della FILPJ e Sindaco di Savona, Carlo Zanelli, prese direttamente in mano la questione del karate italiano, poiché il CONI ufficializzò la FILPJ per la gestione del karate, togliendo l'ufficialità alla FIK.
Nel frattempo, il 14 maggio 1978, la FIK nominò il suo nuovo Presidente, Giorgio Porzio, già consigliere per molti anni.
Nel 1979, la FIK e la FESIKA si unirono per formare la FIKDA, una federazione associata alla Filpj di Carlo Zanelli, che era affiliata al CONI.
La FIKDA iniziò ad applicare le normative del CONI e i dirigenti iniziarono a comminare squalifiche, ammonimenti e consigli a tutti, mantenendo un rigido controllo. Questo causò il caos e molti maestri e dirigenti si dimisero.
Nel 1981, durante la 18ª Assemblea Nazionale a Roma, il Dott. Matteo Pellicone fu eletto presidente della FILPJ con pochi voti di scarto. Di conseguenza, divenne anche il commissario della FIKDA. Pellicone, un ex lottatore, era nato a Reggio Calabria nel 1935.
Nel 1982, il commissario degli arbitri Carlo Henke si dimise, e la FIKDA cambiò nome diventando FIKTEDA, includendo anche il Taekwondo.
Nonostante il riconoscimento del CONI non fosse più in discussione, sembrava che si stesse facendo progresso verso la creazione di una sola federazione.
Nel 1985, durante l'Assemblea Federale Elettiva della FIKTEDA, la maggioranza delle società votò per separarsi dalla FILPJ.
Durante la stessa assemblea, il presidente uscente Marco Tosatti lasciò il suo posto all'avvocato De Petrillo.
La federazione si divise e il settore del Taekwondo si separò.
Il 25 agosto 1985, la FITAK fu fondata ad Acqua Acetosa, a Roma.
Nel 1987, la FIKTEDA si sciolse e si unì alla FITAK, a causa delle promesse non mantenute di riconoscimento ufficiale da parte del CONI e della FILPJ.
Il Comitato Olimpico aveva promesso un'ampia autonomia per le due componenti del karate e del taekwondo all'interno di un unico organismo.
Park e Giuseppe Pellicone, sfruttando la loro nuova posizione e il sostegno politico ed economico del CONI, tramite la FILPJ, iniziano a stringere accordi con tutti, promettendo collaborazione e la fine delle ostilità.
Purtroppo, le promesse fatte vengono completamente disattese e, a causa di una dirigenza sorda alle richieste della base e altri eventi, sorgono subito contrasti e insoddisfazione.
Più di 400 delle Società affiliate, principalmente praticanti di karate tradizionale appartenenti al gruppo di Shirai (che rappresentavano circa il 50% nella FITAK), si dimettono in massa per fondare, nel 1989, la FIKTA (Federazione Italiana Karate Tradizionale e Discipline Affini).
Nel frattempo, il taekwondo ottiene il riconoscimento olimpico e torna alla sigla originale FITA, che successivamente ottiene il riconoscimento ufficiale del CONI come federazione.
La dirigenza FILPJ, non accettando la sconfitta, crea il quarto settore e nel 1995 si trasforma in FILPJK (Federazione Italiana Lotta Pesi Judo Karate), che, dopo soli cinque anni (31 ottobre 2000), con l'uscita concordata del settore pesi, diventa FIJLKAM (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali), riconosciuta dal CONI come Federazione degli sport da combattimento.
Ma purtroppo le cose nella FIJLKAM non vanno come dovrebbero e molti, troppi, tecnici di comprovata esperienza e competenza se ne vanno, delusi e amareggiati dalle solite promesse non mantenute.
Il karate, sfortunatamente, ancora oggi non è certo per i praticanti, è ormai frammentato e diviso più che mai in numerose organizzazioni.
Il 24 maggio 2008 nasce a Roma la F.I.K. (Federazione Italiana Karate), grazie all'iniziativa di un gruppo di maestri e dirigenti con esperienza, che si propone di riunire tutti i praticanti di karate, offrendo loro la libertà di vivere e praticare questa disciplina con gioia.
E la storia continua… |
Associazione Sportiva Dilettantistica
|